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Il diritto è fragile tessitura esposta a repentini strappi, in instabile equilibrio tra il nudo fatto della forza e il pluralismo dei valori, spesso conflittuale. Per usare le parole di Simone Weil letta magistralmente da Alain Supiot, esso è una "regione mediana", una sorta di purgatorio "tra il Cielo della giustizia e l'"Inferno della forza brutale". Strumento insieme catecontico e dinamico, per molti versi limitato, in continua oscillazione tra estremi ugualmente pericolosi (giustizia assoluta, violenza assoluta), e che tuttavia esprime la sua funzione insostituibile tracciando limiti "che siano sufficientemente robusti per poter contenere la legge del più forte, e sufficientemente chiari e precisi per consentire agli uomini di esercitare, su un piano di parità, le loro libertà individuali e collettive".